venerdì 30 gennaio 2009

Variazione al bilancio 2008-2010 i dati

Ho scaricato la delibera della Giunta Comunale n°388 del novembre 2008, con cui viene approvatala variazione al bilancio di previsione 2008-1010.
Consiglio a tutti di farlo, per scoprire che le variazioni sono destinate a coprire una serie di spese "urgenti ed improcrastinabili", tra cui ad esempio:

Dip IV politiche culturali e della comunicazione:
- 250mila euro per manifestazioni culturali

Gabinetto del Sindaco:
- 100mila euro per l'ufficio pari opportunità
- 65.000 per acquisto di beni di consumo
- 30.000 prestazioni di servizi
- 150.000 acquisto di mobili arredi e impianti
- 300.000 per "contributi"

Oltre ad un numero abbastanza eloquente di spese effettivamente urgenti per riparazioni derivate dal nubifragio (che comunque sarebbe interessante monitorare).
Il documento è scaricabile, come già scritto altrove, presso il sito comune.roma.it.

Alla copertura delle spese (complessivamente 9.208.312 euro) si provvederà tramite:
a. utilizzo del maggiore utile ACEA spa (7.338.913 euro)
b. mediante utilizzo di economie sulle spese del personale (1.869.399 euro)

Anche questi dati sono piuttosto interessanti, in quanto riportano a :
1.sarebbe il caso di monitorare anche i bilanci delle aziende collegate al comune, visto che siamo noi cittadini a sovvenzionarle e che gli utili evidentemente tornato al Comune per essere spesi.
2. che tipo di economie sulle spese del personale hanno potuto produrre questi quasi due milioni di soldi da dirigere altrimenti?

giovedì 29 gennaio 2009

Trasparenza sul bilancio, un vecchio ricordo?

23/01/2009 M.Causi
Trasparenza sul bilancio: il Comune di Roma al top sul rendiconto del 2006 (l´ultimo della giunta Veltroni). Saprà Alemanno far restare Roma in testa a questa classifica? Ovvero: gli errori del piano di rientro di Alemanno sei mesi dopo
Nei giorni passati, mentre infuriava la polemica politica sull´esclusione di Roma dal patto di stabilità interno, quasi nessuno si è accorto di un´altra notizia. La Fondazione Civicum, che da alcuni anni effettua una valutazione indipendente dei bilanci dei Comuni italiani, ha pubblicato per la prima volta il "rating" sulla trasparenza dei bilanci dei Comuni, e Roma è risultata in pole position: terza in Italia, dietro Trento e Firenze, davanti a Milano e Torino. Secono l´analisi svolta da Civicum in collaborazione con PricewaterhouseCoopers, Deloitte, KPMG ed Ernst & Young, che ha preso in esame quindici indicatori di "trasparenza" a partire dai testi e dai dati numerici contenuti nei rendiconti dei Comuni italiani, solo tre Comuni ottengono un rating elevato, e Roma è fra questi.
L´analisi è stata svolta sui rendiconti 2006. Per Roma, quello è l´ultimo su cui chi scrive queste righe ha apposto la sua firma. Per quanto mi riguarda, non si tratta solo né tanto di soddisfazione personale. Si tratta di una notizia che permette a tutti due ulteriori riflessioni.
La prima è che, quando nei mesi estivi del 2008 impazzava la strumentalizzazione politica della nuova giunta comunale sul presunto "buco" di bilancio, una delle cose che più volte e in tutte le sedi andavo ripetendo è: non ho (non abbiamo) nascosto nulla. Le difficili problematiche strutturali del bilancio comunale erano a tutti note, compreso ad Alemanno che era nel 2006 e nel 2007 consigliere comunale. Il tutto si è aggravato durante il 2007, per i mancati trasferimenti della Regione Lazio, che hanno costretto il Comune a fare da "banca" per anticipare più di un miliardo di contributi regionali. Ma anche questo non è stato nascosto: basta riprendere le rassegne stampa dell´epoca, e leggere quanto si discusse in Consiglio Comunale in occasione dell´approvazione del bilancio di previsione per il 2008, sotto il Natale del 2007.
La seconda è per il futuro, e non per il passato. Saprà Roma restare in testa a questa classifica, che è sinonimo di trasparenza e buongoverno? I segnali sono, purtroppo, tutti negativi. La scelta (sbagliata) di "separare" le sorti di tutte le partite finanziarie precedenti al 28 aprile del 2008 da quelle successive, inserendo le prime nel piano di rientro della gestione commissariale e le seconde nel nuovo bilancio ordinario del Comune, è una scelta che produce una grande opacità sui conti del Campidoglio.
Se ne è accorto lo stesso Parlamento, quando ha dovuto votare la norma che esenta Roma dal patto di stabilità 2009 e 2010, in modo da rendere possibile la spesa per i cantieri delle metropolitane, ma "senza impatti sui saldi di finanza pubblica". E com´è possibile che ciò accada? Semplice: il contributo del Comune di Roma al patto di stabilità 2009 e 2010 dovrà trovare spazio con una apposita rimodulazione del piano di rientro. Ma visto che non ci devono essere impatti sui saldi finanziari aggregati, e che quindi la dimensione del piano di rientro non potrà essere modificata, si tratterà di togliere qualche voce da quel piano per introdurre questa nuova voce. E ciò, mi si permetta, dà ragione a chi ha sempre detto che nell´ammontare delle passività inserite nel piano di rientro (il famoso "buco") c´erano voci del tutto discutibili, che non rappresentevano veri debiti. Tanto che oggi alcune di quelle voci verranno cancellate per far posto ai fabbisogni di cassa per investimenti la cui spesa fa sforare il patto di stabilità.
Due conclusioni.
Primo. Chi ha imboccato la strada del "buco" e del piano di rientro ha costruito un´efficace operazione politica, ma di corto respiro. Che senso ha avuto, ad esempio, essersi fatti dare dallo Stato i soldi per pagare un potenziale contenzioso urbanistico del valore di 775 milioni di euro, che verranno presumibilmente smaltiti al ritmo di 30-50 all´anno per i prossimi quindici anni, mentre ci si dimenticava delle metropolitane? Non credo che il Sindaco sia entrato in questi dettagli, ma forse anche per lui è arrivato il momento di capire in che pasticci si è messo: penso che nuove sorprese verranno fuori con il bilancio 2009, dove tante opere programmate, anche nel campo della mobilità su ferro, rischiano il definanziamento. Di nuovo: non ci si poteva pensare sei mesi fa? Roma si è fatta dare 500 milioni, ma adesso non li può spendere per i servizi e gli investimenti della città.
Secondo. D´ora in poi i bilanci del Campidoglio rischiano di non essere mai trasparenti, perché non si potrà capire nulla se non verranno affiancati i dati della gestione ordinaria con quelli della gestione straordinaria. Ed è proprio in questa direzione che va un ordine del giorno approvato dal Parlamento, e quindi anche dalla maggiornaza e dal governo che Alemanno appoggia, che lo invitano a fare una cosa molto semplice: pubblicare, in allegato al bilancio ordinario del Comune, il prospetto della gestione commissariale. Di anno in anno, così, i cittadini romani (e quelli italiani,
che hanno sborsato 500 milioni per Roma) potranno sapere come il Campidoglio sta utilizzando queste risorse, sia che esse vengano spese in "ordinario" sia che vengano "ribaltate" sulla gestione commissariale.

venerdì 23 gennaio 2009

Articolo 22 su Roma Capitale, il Senato approva

Ulteriore passo in avanti sulla strada del nuovo status di Roma Capitale: il Senato ha approvato l'articolo 22 del disegno di legge sul federalismo fiscale, cioè la parte del ddl che fa di Roma un "ente territoriale" con "speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria, nei limiti stabiliti dalla Costituzione".

Principale novità, l'attribuzione a Roma Capitale di una serie di funzioni oltre quelle già proprie del Comune: concorso alla valorizzazione dei beni storici, artistici, ambientali e fluviali (d'intesa con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali); sviluppo economico e sociale della città, in campo produttivo e turistico; sviluppo urbano e pianificazione territoriale; edilizia pubblica e privata; organizzazione e funzionamento dei servizi urbani, in particolare trasporto pubblico e mobilità; protezione civile, in collaborazione con la Presidenza del Consiglio dei Ministri e la Regione Lazio. Prevista anche l'attribuzione di ulteriori funzioni da parte di Stato e Regione.

Le nuove funzioni saranno attribuite con un apposito decreto legislativo, che stabilirà inoltre: numeri, tempi e modi per assegnare al nuovo ente ulteriori risorse umane e finanziarie; i principi generali per attribuire a Roma Capitale un proprio patrimonio – commisurato a funzioni e competenze – e per trasferire gratuitamente i beni dello Stato "non più funzionali alle esigenze dell'Amministrazione centrale".

Altro punto fondamentale: il Consiglio Comunale assume la denominazione di "Assemblea Capitolina" e lo status dei suoi membri è disciplinato con legge statale. Nella nuova veste, dovrà approvare ijavascript:void(0)l nuovo statuto di Roma Capitale, entro sei mesi dall'entrata in vigore del decreto legislativo di attribuzione delle competenze.
a integrazione con il futuro sistema delle città metropolitane: le sue disposizioni, in quella fase, saranno da riferire "alla città metropolitana di Roma Capitale".

fonte: comunicato stampa sito www.comune.roma.it

lunedì 19 gennaio 2009

CIVICUM/ proposto un format di bilancio più chiaro

Proposto un format di bilancio più chiaro
di CIVICUM
Jan 15th, 2009 •

Ci sono già Comuni interessati all’adozione del nuovo modello, ispirato a criteri in uso a Stoccolma e Wellington

A Roma, in occasione del convegno “per un’Italia trasparente” è stato presentato dal co-fondatore di Civicum Mario Camozzi e da Raffaele Cestari di PriceWaterhouse anche il progetto per un più semplice e accessibile format di bilancio dei Comuni italiani. Lo studio è stato realizzato da Ernst&Young, PriceWaterhouseCoopers, KPMG e Deloitte, ispirandosi alle best practices internazionali e agli esempi di Stoccolma e Wellington (Nuova Zelanda).

Lo studio è finalizzato ai seguenti fondamentali obiettivi:

* Supportare l’amministrazione nel disegnare e progettare una struttura di bilancio chiara e trasparente in linea con gli standard delle migliori esperienze internazionali.
* Evidenziare il gap informativo esistente tra l’attuale struttura di bilancio e la nuova struttura definita.
* Fornire assistenza metodologica agli amministratori e ai referenti dei servizi nella predisposizione del bilancio.
* Definire un piano di miglioramento per la soluzione delle criticità non risolvibili nel breve periodo.

L’ambito del progetto è il bilancio di previsione o consuntivo dei Comuni, ai quali verranno fornite le indicazioni metodologiche per mettere a punto un bilancio chiaro e trasparente in linea con le migliori esperienze internazionali. I presupposti fondamentali per il progetto saranno il coinvolgimento degli amministratori nel concordare la struttura del bilancio, la disponibilità di tempo dei referenti dei servizi durante il progetto, il livello delle informazioni che il Comune sarà in grado di mettere a disposizione. Le indicazioni e le raccomandazioni metodologiche per mettere a punto il bilancio saranno frutto della collaborazione tra Civicum, le Big Four delle Società di Revisione e il Politecnico di Milano L’approccio del progetto ha come punto di riferimento le best practice internazionali che prevedonIo che il bilancio sia redatto secondo una serie di principi tra i quali la chiarezza sulle politiche perseguite esplicitando per politica/servizio, i risultati da raggiungere e le risorse allocate, l’adozione di principi e criteri contabili simili a quelli del settore privato, la trasparenza sul modello di governante. La presenza di indicatori di performance economica finanziaria e patrimoniale, la reperibilità dei dati di bilancio su internet, il raffronto fra dati previsionali e di consuntivo sia a livello complessivo che a livello di servizio. Ciò implica che, sia nella fase di disegno e progettazione, che nelle fasi successive questo approccio sarà propedeutico sia per evidenziare i gap che per definire il piano di miglioramento. Altro elemento che costituisce parte rilevante del nostro approccio è la consapevolezza che questo richiederà un cambiamento culturale nei referenti dei servizi verso una nuova modalità di esposizione fondata su attività da pianificare e risultati da ottenere. La proposta di Civicum per un nuovo format di bilancio ha già trovato seguito in alcuni Comuni, peraltro già di avanzato livello amministrativo e già orientati verso una cultura di trasparenza e di stretto rapporto con i cittadini. E’ un primo passo. Certe trasformazioni non sono né facili, né veloci. Ma bisogna pur cominciare.

giovedì 15 gennaio 2009

Il programma Due Diligence - parte 4

di Roberto Falcone

Riteniamo infine necessario approfondire i concetti di efficienza, efficacia e utilità nelle voci della spesa pubblica.

Una struttura della pubblica amministrazione può essere definita tanto più efficiente quanto più elevati sono i risultati della sua azione e quanto più limitate sono le risorse impiegate per ottenerli. Perciò l’efficienza si misura con il rapporto fra output ( qualità e quantità ) dei risultati e input di risorse. Attingiamo dalla pubblica istruzione un esempio che ci permetta di chiarire la distinzione. Si può confrontare l’efficienza di due università attraverso il rapporto fra numero di laureati sfornati per ogni anno accademico ed il costo annuale della struttura universitaria. Quella che ha il rapporto più alto può essere definita più efficiente. Però naturalmente il confronto è falsato se la preparazione professionale dei laureati nei due istituti non è la stessa.


Le spese inefficienti sono frutto di cattiva gestione
e in quanto tali possono essere eliminate o ridotte da una buona gestione, anche se questa richiede l’esistenza di maggioranze e governi forti sia centrali che locali. Il loro danno consiste nel basso livello di prestazioni della macchina amministrativa e del suo eccessivo rapporto costi/risultati ai vari livelli centrale, periferico e del parastato.

Efficace è invece ogni misura che raggiunga lo scopo per il quale è stata intrapresa. Una spesa inefficace è quella che persegue uno scopo non raggiungibile con le misure previste: esempio i 5 milioni che intende spendere il ministro della gioventù per ridurre la frustrazione dei giovani

Infine utile è ogni misura che, se realizzata, contribuisca a dare alla collettività quei beni e sevizi, inclusi quelli che servono a regolamentare e controllare i mercati, che non possono, per loro natura, essere scambiati nel libero mercato fra imprese e famiglie. Un esempio di spesa inutile sarebbe invece quello della costituzione una nuova università in una città nella quale esista già una università con un numero insufficiente di allievi, in quanto destinata ad offrire un servizio di cui c’è già un eccesso di produzione rispetto alle esigenze della cittadinanza.

Le misure inefficaci, cioè quelle che non sono atte a raggiungere lo scopo alle quali sono destinate, e quelli inutili, cioè quelle destinate ad uno scopo con non costituisca un’inequivocabile vantaggio per la collettività, sia che siano perseguite efficientemente che inefficientemente, costituiscono comunque una spreco per i contribuenti e servono solo gli interessi dei politici e/o degli amministratori che hanno il potere di gestire le risorse in esse impiegate.

Le spese e le strutture inutili e quelle inefficaci che, come una metastasi, invadono le istituzioni, si autoalimentano attraverso rivoli (comunità montane, feste paesane, sagre etc), torrenti e fiumi (ospedali, aeroporti, università in soprannumero rispetto quanto necessario e economicamente gestibile). Occorre dunque porre rimedio all’allocazione di risorse su strutture, investimenti e spese correnti improduttive perché inutili o inefficaci.

Alcune delle attività che potranno far parte della due diligence che ci si propone sono:
1. individuare spese inutili ed inefficaci attraverso l’analisi costi/benefici dei singoli investimenti e strutture.
2. Valutare costi/benefici delle altre e esprimere valutazioni di merito sull’efficienza nell’attuazione degli investimenti e nella conduzione delle strutture.
3. Individuare omissioni di investimenti e di servizi da parte dell’amministrazione, inaccettabili per la cittadinanza
4. Proporre riallocazioni e/o risparmi di risorse risultanti dalle analisi condotte.

Seguendo questa impostazione, si tratta cioè di cominciare con l’analizzare i vari programmi adottati o proposti per la città di Roma e le sue circoscrizioni, classificando le spese previste secondo le categorie di spese necessarie, utili/inutili, efficaci/inefficaci. Controllare poi che esistano le condizioni affinché ciascuna possa essere destinata a investimenti e strutture efficienti.

Poichè questo lavoro di analisi è immane, è necessario che vi siano gruppi di volontari che si dedichino ciascuno ad uno specifico capitolo della spesa o specifica circoscrizione.

Altrettanto importante è dedicarsi al lavoro di volgarizzazione dei risultati delle analisi, affinché gli stessi possano essere compresi dai non addetti ai lavori.

Essenziale infine lo strumento di divulgazione e di mobilitazione della opinione pubblica sulle proposte risultanti.

lunedì 12 gennaio 2009

Il programma "Due Diligence" parte 3

di Roberto Falcone

Altrettanto importante è aver presente il meccanismo attraverso il quale il politico si mimetizza e ci fa credere di fare il nostro interesse mentre fa il suo.

Vassalli in “Cuore di Pietra” ha scritto che “la politica non è l’arte di far andare avanti le cose , come credono gli ingenui: perché le cose vanno avanti da sole. La politica é l’arte di dirigere i sogni degli uomini, come si dirige un’orchestra”. Rileva il costituzionalista Zegrebelsky: “la classe politica << pesca>> dalla società le istanze che essa vuole rappresentare per ottenere i consensi necessari a mantenere o migliorare le proprie posizioni, secondo la legge ferrea dell’autoconservazione delle élite”. Dunque pescando fra i sogni della gente il politico/amministratore sceglie quelli che giustificano le spese che più gli fanno comodo.

Infine qualche annotazione tecnica utile per analizzare le singole voci di spesa che la giunta propone al consiglio comunale.

A che cosa serve la spesa pubblica? La spesa pubblica è necessaria per due ragioni. Il primo è che vi sono bisogni collettivi che non possono essere soddisfatti dai prodotti o servizi offerte dalle imprese al mercato dei consumatori (difesa, ordine pubblico, amministrazione della giustizia etc) . La soddisfazione di questi bisogni collettivi è ciò di cui si prende cura l’amministrazione pubblica. Il secondo motivo è che il mercato, se non è regolato e controllato dallo stato, non funziona e diventa una giungla nella quale i più forti abusano dei più deboli. Di qui la necessità di mantenere strutture pubbliche di regolazione, controllo e sanzionatici grazie alle quali i mercati siano delle istituzioni eque dove la legge del più forte è compensata da efficaci contrappesi.

Queste sono le destinazioni fondamentali che giustificano la spesa pubblica. Ad esse i politici aggiungono la destinazione verso quelle istanze che gli eletti “pescano”, nel senso di Zagrebelsky, per perpetuare il loro potere. Queste spese aggiunte tendono inevitabilmente ad essere improduttive per la collettività perché l’amministratore-politico che le decide vuole da esse un dividendo riconoscibile e immediato, che può venire solo da quelle specifiche categorie che ne vengono beneficiate, mentre le spese produttive per la collettività, che producono benefici a più lungo termine, non danno lo stesso dividendo politico. In conclusione, poiché ogni risparmio di spesa pubblica improduttiva comporta una riduzione del potere del politico/amministratore in carica, dobbiamo aspettarci spese improduttive da tutti gli amministratori, e in particolare dai più abili. E’ per questo che riteniamo prioritario il controllo e la valutazione delle decisioni di spesa.

domenica 11 gennaio 2009

Il programma "Due Diligence" parte 2

di Roberto Falcone

Serve avere ben presenti alcune idee di base per poter studiare i dettagli dell’amministrazione senza farci fuorviare da luoghi comuni e da interessate affermazioni demagogiche. Queste le più importanti.

1. come dice il Nobel Muhammad Yunus in “ Un mondo senza povertà”: “ lo stato può e deve fare la sua parte nell’affrontare i nostri maggiori problemi, ma non dobbiamo aspettarci che questo da solo basti a risolverli.”

2. provvedimenti che tolgano all’”amministratore del condominio” risorse spese improduttivamente, sono osteggiati dalla classe politica, che dalle spese improduttive dello stato e delle amministrazioni locali, i comuni in particolare, trae il proprio sostentamento

3. i politici non sono dei missionari dell’interesse generale. La politica è una professione come le altre e chi la esercita lo fa per le stesse motivazioni di tutti, cioè denaro, prestigio, carriera, potere. Come negli altri campi, ci sono anche fra i politici persone che cercano di fare il loro interesse senza danneggiare il prossimo, ma anzi cercando di contribuire all’interesse del prossimo e di tutti (interesse generale). Ma anche per loro, quasi sempre, l’interesse generale non è la priorità, che invece è, come per tutti, il vantaggio personale. E il vantaggio personale del politico, che è il suo potere e la possibilità di perpetuarlo, viene dall’amministrazione della spesa pubblica.

4. fra potere politico e amministrazione della cosa pubblica esiste il fortissimo legame della cooptazione alla gestione della spesa di quei soggetti che sono in grado di ricambiare con l’apporto di voti ( di scambio). E’ attraverso la carriera politica che si accede alle posizioni di guida delle amministrazione pubbliche e parapubbliche, posizioni che a loro volta, grazie al potere economico-finanziario che conferiscono, costituiscono il trampolino di lancio per i nuovi o futuri leader politici.

5. onestà vuole che il denaro dello stato venga speso nell’interesse dei contribuenti e difficilmente si troverà un membro della classe politico/amministrativa che ammette di avere finalità diverse nello svolgere la propria funzione. L’imbroglio si nasconde nello stabilire quale sia l’effettivo interesse del contribuente.

6. non facciamoci fuorviare dell’idea delle “risorse disponibili”. Il più delle volte non esiste un monte ben definito di risorse disponibili perché la loro entità dipende da molti fattori quali le scelte dei pubblici amministratori, il coinvolgimento dei privati, l’indebitamento, l’andamento dell’economia, etc. Ad esempio un comune può aumentare le spese oltre le proprie disponibilità facendo sopportare quelle eccedenti alle società da esso dipendenti, non avendo l’obbligo di consolidarne il bilancio in quello comunale. Inoltre, come in tutti i condomìni, le risorse vengono sempre e solo dai condòmini, cioè dal prelievo fiscale. Non è detto poi che a pagare di più siano i condòmini più ricchi, perché sono proprio loro che sanno meglio come evadere ed eludere, o comunque rifarsi partecipando al festino delle spesa pubblica.

7. non cerchiamo di capire che cosa faremmo se fossimo noi a governare: non lo sappiamo e non possiamo saperlo perché, se fossimo al posto dei politici, avremmo informazioni e priorità che si possono conoscere solo quando si è nella stanza dei bottoni. Perciò, più modestamente, cerchiamo di valutare, e prevederne le conseguenze, gli atti specifici, o le omissioni, di chi ci governa, e su tale base facciamoci sentire per chiedere la sostituzione di decisioni sbagliate ( per l’interesse della collettività ), con decisioni giuste. In altre parole cerchiamo di sostituire i “no” che servono poco, con degli “invece”, che i governanti, i media e l’opinione pubblica faranno più fatica a ignorare.

giovedì 8 gennaio 2009

Dalle delibere popolari alle delibere comunali

Volendo dare un segnale di estrema trasparenza al suo elettorato, il nuovo sindaco di Roma Gianni Alemanno ha dato disposizioni perchè un'intera sezione del portale istituzionale, www.comune.roma.it, venissero resi disponibili alcuni atti.
La sezione ha il nome di "Strumenti per la partecipazione diretta popolare", e ad oggi vi sono state inserite 11 proposte di delibera di iniziativa popolare avanzate dai cittadini dal 2001 e ancora sospese.

1) Riqualificazione dell'area "B" adiacente l'auditorium di Roma

2) Procedure di acquisizione dell'ex manicomio di S..Maria della Pietà e attivazione di un iter partecipato per la progettazione del futuro utilizzo del complesso

3) Stesura di un piano regolatore che disciplini gli impianti di radio diffusione, telefonia mobile ed elettrodotti sul territorio comunale

4) Revoca della delibera del C.C. n. 318 del 13 dicembre 2005 concernente il programma di trasformazione urbanistica Tor Tre Teste

5) Avvio di un processo di partecipazione dei cittadini romani al fine di progettare un sistema sostenibile di mobilità incentrato sull'utilizzo del tram o di altro mezzo a trazione elettrica

6) Programma di recupero urbano Laurentino e l'inserimento del Fosso della Cecchignola nella componente primaria della rete ecologica e destinazione dell'intera area a Parco Pubblico

7) Estensione del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni comunali ai cittadini stranieri non comunitari e apolidi

8) Estensione del diritto di voto attivo e passivo alle elezioni municipali ai cittadini stranieri non comunitari e apolidi

9) Stabilizzazione del precariato, la valorizzazione del personale di ruolo e per la reinternalizzazione dei servizi

10) Riperimetrazione del municipio XIII contestualmente alla costituzione di un nuovo municipio

11) Proposta di delibera di iniziativa popolare per creare "l'anagrafe pubblica degli eletti"

Sarà interessante per me, seguire l'iter di queste delibere anche per capire se e come realmente c'è la possibilità di fare proposte migliorative, magari in vista di un bene collettivo che superi il particolarismo delle categorie e dei quartieri, che oggi ancora detta legge anche a livello nazionale (si legga "La finanziaria siamo noi" per ulteriori approfondimenti su questo tema)

martedì 6 gennaio 2009

Cosa è la Due diligence del Comune di Roma?

"INTRODUZIONE ALLA DUE DILINGENCE SULLA SPESE DEL COMUNE DI ROMA

di Roberto Falcone

La nostra condizione di cittadini è quella di gente troppo spesso offesa ma sempre più intenzionata a liberarsi dalla morsa degli abusi, dei disservizi, dei privilegi della Casta politico-amministrativa. L’occupazione di ogni spazio da parte della partitocrazia nella gestione della cosa pubblica ha portato a privilegiare le parole ai fatti, a nascondere sistematicamente la verità, ad affrontare i problemi senza guardare al futuro, alla proliferazione di malavita e corruzione, a preferire alla ricerca di soluzioni condivise i salotti televisivi ove insultare l’avversario.

Esistono tuttavia nel paese talenti e volontà diffuse, capaci di misurarsi con i problemi, che non stanno dentro le istituzioni e che, anzi, spesso vengono respinti da esse. Semplici cittadini, utenti, consumatori, produttori, contribuenti, che sono esperti nei più diversi settori, e che possono partecipare a bonificare la situazione politica dell’Italia. Ma questo mondo non ha spazio politico perché i poteri e le funzioni di controllo sono esclusivo monopolio della partitocrazia, in particolare nella valutazione dei dirigenti della PA, negli Organi ausiliari dello stato, nelle Authority di controllo, e ovunque ci siano poteri da spartire. Il carattere partitocratrico della cultura politica corrente ha condizionato e condiziona tutti: i media, le leadership economiche, i sindacati, gli opinion leader, settori della magistratura.

Ormai ben pochi ancora sperano di poter sostituire attraverso il voto questa classe politica con una che faccia l’interesse della collettività. Di fronte all’incapacità dei partiti di governare nell’interesse generale, si pone allora la necessità che soggetti civici, indipendenti dai partiti, e dalla burocrazia che attualmente è ad essi soggetta, intervengano a svolgere anch’essi un ruolo a difesa dei bisogni dei cittadini. Per essere efficace questo ruolo non può essere di semplice contestazione: deve essere di controllo, di valutazione e di informazione al vasto pubblico attraverso il web, nuovo strumento di democrazia diretta.

Riteniamo che il terreno più efficace per iniziare a praticare questo ruolo sia il controllo sulla spesa pubblica locale.

Su scala locale perché nel territorio in cui si vive si possono constatare gli effetti di come vengono impiegate le risorse pubbliche e prevedere le conseguenze delle decisioni degli amministratori. Nella dimensione locale è più facile mobilitare le forze della società civile per correggere le decisioni sbagliate e per avanzare proposte alternative.

La priorità alla spesa pubblica perché, mentre continua a crescere il numero degli italiani che sempre più “tirano la cinghia”, non si riducono gli sprechi e le malversazioni attraverso i quali l’attuale classe politica e i suoi protetti si sono assicurati ogni sorta di privilegio a spese del contribuente.

L’ostacolo è che televisione, giornali, chiacchiere fra amici e conoscenti, discorsi di opinion leaders e di tuttologi di turno, e, soprattutto, le polemiche contrapposte fra gli esponenti dei vari partiti, creano abbastanza confusione e distrazioni da far passare la voglia di andare a fondo delle questioni e di cercare di capire davvero perché l’Italia va alla “deriva”.

Ma dobbiamo vincere la nostra pigrizia e cercare di capire, perché senza capire non si può contribuire al cambiamento: non possiamo astenerci dall’analizzare i “problemi del condominio”, se vogliamo che l’amministratore smetta di rubare e di fare i suoi interessi a spese dei condomini. Per capire occorre conoscere e valutare nel dettaglio come coloro che amministrano il condominio spendono i soldi dei condomini"