lunedì 12 gennaio 2009

Il programma "Due Diligence" parte 3

di Roberto Falcone

Altrettanto importante è aver presente il meccanismo attraverso il quale il politico si mimetizza e ci fa credere di fare il nostro interesse mentre fa il suo.

Vassalli in “Cuore di Pietra” ha scritto che “la politica non è l’arte di far andare avanti le cose , come credono gli ingenui: perché le cose vanno avanti da sole. La politica é l’arte di dirigere i sogni degli uomini, come si dirige un’orchestra”. Rileva il costituzionalista Zegrebelsky: “la classe politica << pesca>> dalla società le istanze che essa vuole rappresentare per ottenere i consensi necessari a mantenere o migliorare le proprie posizioni, secondo la legge ferrea dell’autoconservazione delle élite”. Dunque pescando fra i sogni della gente il politico/amministratore sceglie quelli che giustificano le spese che più gli fanno comodo.

Infine qualche annotazione tecnica utile per analizzare le singole voci di spesa che la giunta propone al consiglio comunale.

A che cosa serve la spesa pubblica? La spesa pubblica è necessaria per due ragioni. Il primo è che vi sono bisogni collettivi che non possono essere soddisfatti dai prodotti o servizi offerte dalle imprese al mercato dei consumatori (difesa, ordine pubblico, amministrazione della giustizia etc) . La soddisfazione di questi bisogni collettivi è ciò di cui si prende cura l’amministrazione pubblica. Il secondo motivo è che il mercato, se non è regolato e controllato dallo stato, non funziona e diventa una giungla nella quale i più forti abusano dei più deboli. Di qui la necessità di mantenere strutture pubbliche di regolazione, controllo e sanzionatici grazie alle quali i mercati siano delle istituzioni eque dove la legge del più forte è compensata da efficaci contrappesi.

Queste sono le destinazioni fondamentali che giustificano la spesa pubblica. Ad esse i politici aggiungono la destinazione verso quelle istanze che gli eletti “pescano”, nel senso di Zagrebelsky, per perpetuare il loro potere. Queste spese aggiunte tendono inevitabilmente ad essere improduttive per la collettività perché l’amministratore-politico che le decide vuole da esse un dividendo riconoscibile e immediato, che può venire solo da quelle specifiche categorie che ne vengono beneficiate, mentre le spese produttive per la collettività, che producono benefici a più lungo termine, non danno lo stesso dividendo politico. In conclusione, poiché ogni risparmio di spesa pubblica improduttiva comporta una riduzione del potere del politico/amministratore in carica, dobbiamo aspettarci spese improduttive da tutti gli amministratori, e in particolare dai più abili. E’ per questo che riteniamo prioritario il controllo e la valutazione delle decisioni di spesa.

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