venerdì 27 febbraio 2009

Chi si candida alle Europee fa terno a lotto!

Da Espresso
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/euronorevoli-fannulloni/2064472/25

Euronorevoli fannulloni
di Emiliano Fittipaldi
Sono i meno presenti e i più pagati. La metà degli eletti si è dimessa per tornare in patria. Non partecipano ai lavori. Ecco il primato negativo degli italiani a Strasburgo. Dove si decide il nostro futuro

Il Parlamento europeo a Strasburgo
C'è seduta plenaria all'Europarlamento, ma Gianni De Michelis è a Roma. Non tenta nemmeno di giustificarsi. "La seduta a Strasburgo di oggi? Ma lo sanno tutti che quelle del lunedì non contano niente. Parto domani". In effetti lunedì non si vota, ma inglesi, francesi e tedeschi stanno discutendo importanti dossier su energia, commercio, economia e discriminazione etnica. A guardare bene, il deputato socialista è stato poco assiduo anche altri giorni della settimana: durante la legislatura che sta per finire una volta su due ha saltato gli incontri al Parlamento. "Senta, il mio personale obiettivo era quello di tornare nelle istituzioni nonostante l'accanimento dei giudici, ed essere ammesso nel Partito socialista europeo. Ci sono riuscito". Pure Vito Bonsignore, eletto con l'Udc e poi passato in Forza Italia, 45 per cento di assenze, è in altre faccende affaccendato. "In questo momento sta parlando in un convegno sul programma elettorale per le amministrative in Val di Susa, non posso passarglielo", dice l'assistente. La plenaria è iniziata da un pezzo, Bonsignore parla a Torino. Chi è partito, ma a sera inoltrata è fermo a Lione in attesa della coincidenza, è l'ex diessino Mauro Zani. Nessuna relazioni in quasi cinque anni di attività. "Lasci perdere le presenze, il lavoro vero si fa a Bruxelles, nelle commissioni. Gli italiani disertano anche quelle? Non posso contestarlo, non frequento quelle degli altri. Di sicuro posso dirle che in Europa contiamo come il due di coppe quando briscola è bastoni. Zero relazioni all'attivo? Guardi che se uno vuole farle basta che si metta in fila...". Iva Zanicchi, di Forza Italia, di fare la coda non ci pensa proprio. È stata ripescata a maggio, e in otto mesi ha collezionato 23 assenze (su 43 plenarie a disposizione), e un solo intervento sulla povertà nel mondo. Quando squilla il telefono la cantante è a Milano, l'Europa è lontana. "Sta facendo una visita, solo un controllo per l'influenza, la faccio richiamare", dice gentile l'addetto stampa. Sanremo si avvicina, Iva vuole essere in forma. Convocata da Paolo Bonolis, canterà 'Ti voglio senza amore', la storia di una donna che decide di smettere di soffrire e comincia a fare sesso senza preoccuparsi dei sentimenti. "Certo che sta provando la canzone. Ma al Festival parteciperà a titolo gratuito, lo scriva".


Record europeo De Michelis, la Zanicchi e gli altri assenti giustificati e non, che tra indennità e spese varie incassano più di 35 mila euro al mese, sono in ottima compagnia. Rispettando la tradizione, anche nella legislatura in corso gli eurodeputati italiani restano tra i più assenteisti d'Europa. Secondo i dati ufficiali del Parlamento europeo, che sul sito pubblica l'elenco dei presenti per ogni plenaria (e sono appena 60 l'anno), i nostri eletti sono rimasti a casa una volta su tre. 'L'espresso' ha preso in considerazione le sedute tenute a Strasburgo e a Bruxelles dal luglio 2004 al 15 gennaio 2009, parametrando le presenze anche in relazione al periodo in cui i deputati sono rimasti in carica: se secondo uno studio Acli nel periodo 1999-2004 l'Italia era fanalino di coda con il 69 per cento di presenze sul totale delle assemblee (i finlandesi, primi, sfioravano il 90 per cento; i francesi, benché penultimi, ci staccavano di 10 punti), nella legislatura corrente siamo migliorati di appena un punto. I calcoli non sono facili, anche perché i politici italiani considerano le aule europee poco più di un albergo: sui 78 parlamentari iniziali, solo 48 sono tuttora in carica. Trenta, quasi tutti i big, sono andati via in cerca di poltrone migliori, sostituiti dalle seconde file. Di questi, sei sono fuggiti dopo poche settimane, a loro volta rimpiazzati da altri peones. In tutto gli italiani che hanno bivaccato a Bruxelles sono 114, una truppa indisciplinata che è entrata e uscita dalle commissioni come se fosse in un autogrill.

Ancor più gravi delle assenze, sono i tassi scandalosi di produttività: 61 deputati non hanno mai presentato una relazione (che, a differenza delle inutili interrogazioni, sono testi 'legislativi' o 'di indirizzo'), e 17 non si sono mai scomodati ad aprire bocca in assemblea. I sei europarlamentari ciprioti, che guadagnano un quarto degli italiani, sono intervenuti più di tutti i 'fuggitivi' e i loro sostituti messi insieme. In totale un esercito silenzioso di 76 persone. La delegazione slovena, sette persone che prendono un terzo dei nostri eletti, ha portato a casa più relazioni e dichiarazioni di tutti i 36 italiani entrati a Strasburgo grazie agli avvicendamenti. Squadernando la classifica dei partiti, poi, si capisce perché i parlamentari del Pdl siano stati tra i pochi ad aver votato contro la proposta del radicale Marco Cappato, che costringerà nel futuro prossimo venturo le istituzioni a una maggiore trasparenza: se gli euroscettici della Lega non hanno rivali, grazie a un tasso di assenze medio del 43 per cento, i 'virtuosi' sono i Verdi, quelli di Sinistra democratica, i comunisti del Pdci e quelli di Rifondazione. Deputati diligenti che, a causa dello sbarramento al 4 per cento voluto da Berlusconi e Veltroni, alla tornata elettorale del 6 giugno rischiano il posto. A vantaggio di An, Forza Italia e Pd, partiti infarciti di fannulloni con percentuali di assenza che in qualche caso superano il 70 per cento.

domenica 8 febbraio 2009

Elezioni 2008: breve lista dei pregiudicati appena eletti in Parlamento

Elezioni 2008: breve lista dei pregiudicati appena eletti in Parlamento

(fonte: http://ilkebukkake.giovani.it/diari/2661015/elezioni_2008_breve_lista_dei_pregiudicati_appena_eletti_in_parlamento.html)

Cuffaro Salvatore, detto Totò, eletto al Senato in Sicilia per l'UDC: condannato in primo grado a 5 anni per favoreggiamento;

Romano Francesco Saverio, eletto alla Camera dei Deputati in Sicilia per l'UDC: indagato per concorso esterno in associazione mafiosa;

Mannino Calogero, eletto alla Camera dei Deputati in Sicilia per l'UDC: imputato davanti alla corte d'appello di Palermo per collusione con la mafia;

Firrarello Giuseppe, eletto al Senato in Sicilia per il PdL: condannato a 2 anni di reclusione per corruzione e turbativa d'asta, ora sotto inchiesta per concorso esterno in associazione mafiosa;

D'Alì Antonio, eletto al Senato in Sicilia per il PdL: ex datore di lavoro del superlatitante Matteo Messina Denaro e accusato di aver voluto il suo traferimento;

Giudice Gaspare, eletto alla Camera dei Deputati in Sicilia per il PdL: assolto in primo grado dalle accuse di mafia anche se è accertato l'appoggio datogli da Cosa Nostra nel 1996 e, probabilmente, anche nel 2001;

Schifani Renato, eletto al Senato in Sicilia per il PdL: a lungo socio negli anni '80 dei "siculabrokers";

Crisafulli Vladimiro
, eletto al Senato in Sicilia per il PD: filmato il 19 Dicembre 2001 mentre discuteva, dopo averlo baciato sulla guancia, di appalti e favori con il boss di Enna, Raffaele Bevilacqua;

Maria Grazia fortugno Laganà, eletta alla Camera dei Deputati in Calabria per il PD: vedova di Francesco Fortugno, assassinato dai clan mafiosi, e sotto inchiesta per truffa ai danni dello Stato e infiltrazioni mafiose alla Asl di Locri;

De Gregorio Sergio, eletto al Senato in Campania per il PdL: indagato per riciclaggio dopo che sono stati scoperti suoi assegni in mano a Rocco Cafiero, un contrabbandiere considerato organico al clan Nuvoletta;

Landolfi Mario, eletto alla Camera dei Deputati in Campania per il PdL: ex ministro delle comunicazioni, è accusato di corruzione e truffa "con l'aggravante di aver commesso il fatto per agevolare il clan mafioso La Torre;

Mentre entra nelle aule parlamentari anche la moglie di Emilio Fede, rimangono fuori Rita Borsellino e l'ex presidente della Commissione Antimafia Francesco Forgione.

martedì 3 febbraio 2009

Roma, imprese in crescita: fino a quando?

02/02/2009 M.Causi
Roma, imprese in crescita: fino a quando?
I dati anagrafici sulle imprese di fonte Unioncamere-Cerved resi noti oggi da Il Sole 24 Ore confermano che l´area romana ha strutturalmente rafforzato, nel corso degli ultimi anni, la sua attrattività.
Roma è diventata la prima area del paese per numero di imprese, scavalcando Milano in testa alla graduatoria. Fra il 2005 e il 2008 Roma è l´area in cui il numero di imprese è cresciuto più che in ogni altra città italiana (+45 mila contro +10 mila a Milano). Inoltre, Roma è in testa alla classifica dei trasferimenti: il saldo fra imprese arrivate a Roma e imprese partite è di 1.601, mentre in generale nelle altre grandi città questo saldo è negativo (-1.066 a Milano).
Dati così significativi vanno riportati a fenomeni di lungo periodo, e permettono di commentare lo sviluppo urbano di Roma al di là delle fibrillazioni quotidiane della politica. Si tratta, infatti, di risultati raggiunti durante un quindicennio lungo il quale la comunità cittadina di Roma ha perseguito due importanti obiettivi.
Primo, quello di diversificare il tessuto produttivo della città, rafforzando alcune tradizionali specializzazioni (turismo, cultura e beni culturali, cinema e audiovisivo, aerospaziale) e investendo su nuove filiere (ricerca e sviluppo, servizi avanzati alle imprese, informatica e software, piccole e medie imprese dell´artigianato industriale). Secondo, quello di creare un contesto favorevole allo sviluppo e all´attrattività attraverso politiche locali di concertazione e di condivisione, che hanno coinvolto tutti gli attori sociali, nonché attraverso un grande sforzo di investimento nei servizi e nelle infrastrutture pubbliche, in primo luogo le metropolitane.
Tutto ciò è avvenuto attraverso un progetto e un impegno quotidiano di una classe dirigente diffusa, dalle Università alle imprese, dalle organizzazioni sindacali alla Camera di Commercio e alle istituzioni locali, e in primo luogo al Comune della Città Capitale guidato prima da Rutelli e poi da Veltroni.
C´è da domandarsi, oggi, se la città sia in grado di esprimere la stessa capacità progettuale degli anni passati. Si tratta infatti di stringere i ranghi per limitare gli effetti della crisi mondiale e nazionale. E di selezionare le sfide del futuro, a partire da quelle della sostenibilità dello sviluppo, della sua diffusione territoriale su scala metropolitana e regionale, della riduzione delle aree di disagio sociale, soprattutto di quelle legate alle eccessive disuguaglianze e alla difficoltà di accesso a beni primari come la casa.
C´è da sperare, allora, che rapidamente la cultura dei veti incrociati sia superata aprendo ad una soluzione della vicenda della Camera di Commercio, con una conferma delle scelte e delle linee perseguite negli ultimi quindici anni: d´altra parte, i numeri della crescita delle imprese romane sono il migliore indicatore della bontà di quegli indirizzi.
E c´è da sperare che altrettanto rapidamente la "cultura del no" (no al Piano regolatore, no alla Città dei bambini sulla Cristoforo Colombo, no alle torri dell´Eur, no alla Città dello Sport, no ai parcheggi, e via seguitando a cancellare la progettualità ereditata dalle precedenti amministrazioni) ceda il passo ad una cultura strategica capace di riunificare la città di fronte alle imponenti sfide del presente e del futuro. A proposito: che fine ha fatto la Commissione Marzano? A quando qualche lume da quell´importante consesso di intelligenze?