domenica 11 gennaio 2009

Il programma "Due Diligence" parte 2

di Roberto Falcone

Serve avere ben presenti alcune idee di base per poter studiare i dettagli dell’amministrazione senza farci fuorviare da luoghi comuni e da interessate affermazioni demagogiche. Queste le più importanti.

1. come dice il Nobel Muhammad Yunus in “ Un mondo senza povertà”: “ lo stato può e deve fare la sua parte nell’affrontare i nostri maggiori problemi, ma non dobbiamo aspettarci che questo da solo basti a risolverli.”

2. provvedimenti che tolgano all’”amministratore del condominio” risorse spese improduttivamente, sono osteggiati dalla classe politica, che dalle spese improduttive dello stato e delle amministrazioni locali, i comuni in particolare, trae il proprio sostentamento

3. i politici non sono dei missionari dell’interesse generale. La politica è una professione come le altre e chi la esercita lo fa per le stesse motivazioni di tutti, cioè denaro, prestigio, carriera, potere. Come negli altri campi, ci sono anche fra i politici persone che cercano di fare il loro interesse senza danneggiare il prossimo, ma anzi cercando di contribuire all’interesse del prossimo e di tutti (interesse generale). Ma anche per loro, quasi sempre, l’interesse generale non è la priorità, che invece è, come per tutti, il vantaggio personale. E il vantaggio personale del politico, che è il suo potere e la possibilità di perpetuarlo, viene dall’amministrazione della spesa pubblica.

4. fra potere politico e amministrazione della cosa pubblica esiste il fortissimo legame della cooptazione alla gestione della spesa di quei soggetti che sono in grado di ricambiare con l’apporto di voti ( di scambio). E’ attraverso la carriera politica che si accede alle posizioni di guida delle amministrazione pubbliche e parapubbliche, posizioni che a loro volta, grazie al potere economico-finanziario che conferiscono, costituiscono il trampolino di lancio per i nuovi o futuri leader politici.

5. onestà vuole che il denaro dello stato venga speso nell’interesse dei contribuenti e difficilmente si troverà un membro della classe politico/amministrativa che ammette di avere finalità diverse nello svolgere la propria funzione. L’imbroglio si nasconde nello stabilire quale sia l’effettivo interesse del contribuente.

6. non facciamoci fuorviare dell’idea delle “risorse disponibili”. Il più delle volte non esiste un monte ben definito di risorse disponibili perché la loro entità dipende da molti fattori quali le scelte dei pubblici amministratori, il coinvolgimento dei privati, l’indebitamento, l’andamento dell’economia, etc. Ad esempio un comune può aumentare le spese oltre le proprie disponibilità facendo sopportare quelle eccedenti alle società da esso dipendenti, non avendo l’obbligo di consolidarne il bilancio in quello comunale. Inoltre, come in tutti i condomìni, le risorse vengono sempre e solo dai condòmini, cioè dal prelievo fiscale. Non è detto poi che a pagare di più siano i condòmini più ricchi, perché sono proprio loro che sanno meglio come evadere ed eludere, o comunque rifarsi partecipando al festino delle spesa pubblica.

7. non cerchiamo di capire che cosa faremmo se fossimo noi a governare: non lo sappiamo e non possiamo saperlo perché, se fossimo al posto dei politici, avremmo informazioni e priorità che si possono conoscere solo quando si è nella stanza dei bottoni. Perciò, più modestamente, cerchiamo di valutare, e prevederne le conseguenze, gli atti specifici, o le omissioni, di chi ci governa, e su tale base facciamoci sentire per chiedere la sostituzione di decisioni sbagliate ( per l’interesse della collettività ), con decisioni giuste. In altre parole cerchiamo di sostituire i “no” che servono poco, con degli “invece”, che i governanti, i media e l’opinione pubblica faranno più fatica a ignorare.

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