venerdì 1 ottobre 2010

Bilancio di Roma 2010

Alcuni articoli ci aiutano a comprendere il complesso e mai troppo chiarito mondo del bilancio del comune di Roma, nelle sue più recenti evoluzioni.


2 agosto 2010 corriere della sera

ROMA - Il consiglio comunale di Roma ha approvato all'alba di sabato il bilancio 2010-2012 con 35 voti a favore e 15 contrari e una decina di consiglieri assenti. 5,4 miliardi, divisi in:
- 3 miliardi e 600 milioni destinati alla spesa corrente
- 1,8 miliardi per gli investimenti.

In totale, a fronte di maggiori entrate inizialmente non ancora conteggiate, ci sono 400 milioni di euro in più rispetto al documento approvato dalla giunta comunale il 25 giugno. La manovra che il Campidoglio attuerà per evitare il disavanzo tra entrate e uscite, invece, resta pressoché invariata: dai 273 milioni iniziali si scende ai 271,5 milioni di euro (221,5 per la spesa necessaria ai municipi e 50 milioni per il Piano di manutenzione stradale straordinario).

Presentati più di 8.000 emendamenti di cui uno, di maggioranza, che ha modificato la manovra precedentemente approvata dalla giunta.

MUSEO DELLA SHOAH - Nel maxiemendamento della maggioranza che ha modificato il bilancio 2010-2012 sono stati definanziati i 13 milioni destinati al museo della Shoah.
Questi soldi verranno, momentaneamente, utilizzati per opere pubbliche più urgenti, come le complanari di via Cristoforo Colombo. Non è una cancellazione della parte di fondi che il comune destinerà al museo, ma una sospensione: i 13 milioni verranno, infatti, rimodulati nel 2011. In questo modo si evita di bloccare soldi che non potevano essere immediatamente utilizzati spostandoli in opere cantierabili.

COLOSSEO - Confermate le indiscrezioni del Corriere della sera: si pensa a un aumento di un euro per Colosseo, Fori e musei statali. Confermata al tassa di soggiorno: il pagamento sarà pe un massimo di 10 giorni consecutivi: 3 euro al giorno per hotel a quattro o cinque stelle, 2 per i B&B e i tre stelle, affittacamere, campeggi, agriturismi. Da uno a tre euro per autobus scoperti e battelli sul Tevere. Confermata la tassa sui matrimoni (100) euro e l'aumento dell'Ici sulle case sfitte.

OPERE PUBBLICHE - Nel maxiemendamento, 18 milioni per il sottopassaggio della Cristoforo Colombo, 6,5 per la rotatoria di via Ardeatina, 1,8 per i Municipi, 5,5 per la ristrutturazione dell'Istituito Luce.

MANOVRA FORTE - «Una manovra forte e incisiva, nelle scelte e nei risultati, improntata su criteri di equità, rigore e sviluppo, in grado di fare ripartire l'economia della cittá. Questa la definizione più pertinente per descrivere le misure previste nel bilancio 2010 approvato alle ore 5.56 di sabato dal Consiglio Comunale, con 35 voti a favore, 15 contrari e nessun astenuto». Lo dichiara Federico Guidi, presidente della Commissione Bilancio del Comune di Roma. «La manovra che ammonta complessivamente a 5.710.078.602,27 euro, divisa in 3.644.864.794 su spesa corrente e 2.065.213.808,09 su spese per investimenti, (a fronte di un totale di entrate stimato in 6.071.986.958) viene effettuata senza produrre indebitamento - spiega Guidi - poggiando quindi su risorse certe, a differenza di quanto accadeva con le precedenti amministrazioni. Da sottolineare come la manovra finanziaria capitolina tiene particolare conto della delicata situazione economica generale, cercando di reperire le risorse senza pescare nelle tasche dei romani, tramite il recupero dell'evasione, il taglio dei costi e degli sprechi, la razionalizzazione della macchina amministrativa, l'introduzione del contributo di soggiorno per i turisti».

«Dopo sette mesi di ritardo, la Giunta Alemanno a fatica è riuscita ad approvare il secondo bilancio del suo mandato. Una manovra che è contro Roma e i romani caratterizzata da una pioggia indiscriminata di aumenti ed introduzione di nuove tasse e tariffe per le famiglie e le imprese e priva di qualsiasi strumento di rilancio economico e sociale come dimostra lo stanziamento per nuove opere pubbliche del tutto irrisorio» accusa Umberto Marroni, capogruppo PD al Comune di Roma. «La battaglia in aula portata avanti dal Partito Democratico e dall'opposizione di centrosinistra - aggiunge - ha evitato una vera e propria stangata. Abbiamo ottenuto il ritiro della delibera sul rincaro degli asili nido e la riduzione degli aumenti delle mense scolastiche».

Scrive invece Altraeconomia il 1 luglio

Con 12,2 miliardi di debiti e un deficit che per quest'anno sfiora i 240 milioni di euro, si apre pericolosamente per il comune di Roma la strada della privatizzazione delle società controllate, tra cui spicca Acea, il colosso che gestisce acqua ed energia, nella capitale.
La manovra, collegata al bilancio di previsione, approvata con sei mesi di ritardo dalla giunta Alemanno (e che dovrebbe passare in consiglio alla fine di luglio, per l'approvazione definitiva) punta a rastrellare 237 milioni di euro, condizione imposta dal governo per ottenere i 300 milioni annui di trasferimenti statali promessi, nell'ambito del progetto di risanamento che da qui al 2048 dovrebbe ridurre lo stratosferico indebitamento della capitale.

Manovra di lacrime e sangue, con un aumento generalizzato delle tariffe (trasporti, asili, assistenza ai disabili), tagli ai municipi che dovranno, tra l'altro, programmare le risorse (circa 50 milioni) con quasi un anno di ritardo. Per i cittadini molto cambierà a cominciare dall'aumento dell'addizionale Irpef comunale fino allo 0,4% (a meno che Alemanno in extremis non riesca convincere il governo ad incrementare il fondo di 50 milioni di euro e allora l'aumento potrebbe assestarsi allo 0,3) che, insieme con i diritti di imbarco di un euro per gli aeroporti della Capitale, sono necessari per trovare i 200 milioni di euro che servono per il finanziamento della gestione commissariale del debito, introdotta il 28 aprile 2008.

Resta da vedere se il fondo da 500 milioni di euro l'anno (300 dello Stato, 200 del Comune), è sufficiente alla luce degli oltre 12 miliardi di buco indicati dal commisario straordinario contro i 9,7 stimati nel 2008, dalla Ragioneria dello Stato. Secondo i calcoli dell'assessorato al bilancio della Capitale, le sole rate dei mutui -circa 8 dei 12 miliardi di debiti- sarebbero pari a 565 milioni l'anno, senza contare i debiti commerciali nei confronti di un esercito di fornitori, molti dei quali aziende di dimensioni medio-piccole.

La gestione ordinaria di Roma ha anticipato pagamenti vari a carico della gestione commissariale -soprattutto ai fornitori- per 2,6 miliardi di euro tra l'aprile 2008 e gli inizi dello scorso maggio: proprio dal fronte aperto con i fornitori, molti dei quali con contenziosi avviati e azioni legali chiuse con sentenze sfavorevoli al Campidoglio, il debito pregresso sarebbe lievitalo da 9,7 a 12,2 miliardi.
L'aspetto curioso della vicenda è che la gestione ordinaria del Comune, che non ha debito finanziario, è ora il primo creditore nei confronti della gestione commissariale, condizione che secondo alcuni ha messo a rischio default il comune.

Proprio le condizioni critiche del debito hanno impresso, negli ultimi sei mesi, un'accelerazione al processo di "privatizzazione" delle società controllate o partecipate, in primis l'Acea, attorno a cui si stanno moltiplicando le manovre dei privati. Nell’ex azienda municipale, il Comune di Roma detiene il 51 per cento delle azioni. Accanto all'amministrazione due azionisti di rilievo come il gruppo Caltagirone -attraverso le controllate So.Fi.Cos, Viafin e Fincal- che ha di recente raggiunto il 13 per cento delle azioni e la Gdf Suez (poco più del 10%), due pesi massimi in lotta per acquisire maggiore peso all'interno del consiglio di amministrazione.

Da sole le azioni dell'Acea frutterebbero al comune 1,3 miliardi di euro, risorse utili per togliere dalle secche la giunta, bersagliata di critiche proprio per la gestione del debito. La quota in Acea -per intendersi- copre circa i due terzi dell’intero patrimonio in azioni della holding comunale ed appare l'unica disponibile alla vendita. Un altro quarto è rappresentato da Atac, l'azienda di trasporti riorganizzata di recente con l'accorpamento di Trambus e Roma metropolitane, che però una mozione del consiglio comunale ha vincolato alla gestione in house fino al 2011.

È lo stesso Alemanno ad aver dichiarato a gennaio (e ribadito a giugno 2010) la volontà di cedere il 20 per cento di quote del colosso dell'acqua e dell'energia, a un soggetto privato entro l'anno - smentendo se stesso, visto che a novembre in un intervento alla Fao si era espresso "contro la mercificazione dell'acqua"- con tanto di identikit: sarà un partner legato al territorio, precisava il sindaco. Facile individuare nel profilo tracciato, il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone che ha manovrato nei mesi passati con l'amministrazione, per mettere alle corde i francesi della Suez. Decisivo per il cambiamento di fronte, l'appoggio dell'immobiliarista, attraverso l'Udc di Casini, all'ascesa della Polverini alla guida della Regione. Altro dato che spingerebbe la maggioranza consiliare ad appoggiare l'operazione.
L'alternativa sarebbe quella della cessione una parte del patrimonio immobilare. L'aspetto curisioso è che anche qui, uno tra i possibili beneficiari della vendita dei palazzi di proprietà, potrebbe essere lo stesso Caltagirone.

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