giovedì 7 ottobre 2010

Palermo Roma, storia di un ritorno

Lascio Palermo ed il suo sole, stagliato su grattacieli senza senso, che svettano su detriti di palazzi e sulle ville a schiera mai del tutto regolari. Malinconia di lasciare alle mie spalle il set di un film di Montalbano, ma qui la vita che si consuma in fretta non è un film.

Lascio Palermo in volo, rade le nuvole tra me ed il mare. Terra che sembra riarsa, qui gialla di calce e rosso fango, verde lussureggiante poco avanti. Sicilia terra da amare, terra che forse solo chi ti invade riesce ad apprezzare pienamente, in mano ai tuoi figli muori, soffocata di costruzioni che non hanno senso nè pietà, senza la mano attenta di un artista che guidi dall'alto i passi dei costruttori.

Nè posso io, romana, giudicare!

Roma, altrettanto ricca di tesori, oggi sembra morire nell'incuria. Tra cartelloni e spot, carta stracciata appiccicata ai muri, tra l'immondizia e i topi, strade da rattoppare o da finire, anche l'amata Roma è sofferente e chi amministra - pare - non fa niente.

Ed io lo so, come oggi lascio Palermo con dentro il cuore il pianto per l'incuria, erroneamente pensando che i suoi figli non l'amino abbastanza, chi lascia Roma darà anche a me la colpa di aver permesso che la mia ignoranza lasciasse mano libera all'assalto di quella gente fatua e priva di coscienza, quel tipo di cui si può stare senza, che solo al proprio bene certo pensa.

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