lunedì 5 luglio 2010

In vista della crisi.

Avevo predetto all'inizio dell'anno che questo governo avrebbe tenuto fino a luglio, (il tempo di garantire a tutti i parlamentari il raggiungimento dei privilegi previdenziali legate ai 26 mesi di legislatura?) e sembra giunto il tempo. E' di oggi la notizia che Berlusconi, per la prima volta dopo due anni, ipotizza una crisi di governo, colpa di Fini, dice lui.

Ma se andiamo a ben guardare tutta la situazione in generale noteremo alcuni dettagli non trascurabili.

1. la crisi economica, in autunno non sarà più ignorabile, e qualcuno già vocifera che sarà peggio della Grecia. L'Italia di svende patrimonio demaniale per fare cassa, come bruciare i mobili per fare del fuoco. Tempo fa leggevo le parole di un' affermata economista che sosteneva che una delle cose che ci differenziavano da altri Paesi in pericolo di catastrofe economica era il possedimento di un buon patrimonio nazionale, in grado di fornire garanzie a fronte del credito di cui il Nostro bel Paese in declino abbisogna. Finito il patrimonio, finiranno anche le garanzie, come reagirà l'Europa?

2. la crisi degli industriali. Il governo Berlusconi ha promesso una serie di investimenti strutturali - molto discussi se vogliamo, ma pur sempre promessi - come il ponte sullo stretto di Messina, la realizzazione di centrali nucleari, la realizzazioni di decine di impianti di incenerimento dei rifiuti, per esempio. Tutti progetti su cui gli industriali italiani avevano già fatto affidamento, ma che - per ovvia mancanza di fondi - non accennano a decollare. Avendo concentrato risorse e tempo di lavori del Parlamento, alla risoluzione di problemi come il Lodo Alfano, il DDL "bavaglio" contro la stampa e i magistrati, lo scudo fiscale, è piuttosto naturale che non ci sia oggi spazio ad una politica di sviluppo economico, industriale o meno, in grado di soddisfare la parte imprenditoriale produttiva del Paese. Come reagiranno gli imprenditori?

3. la crisi del lavoro. Siamo al giro di boa: la c.i.g. sta per finire per molti, i disoccupati in grado di occupare le piazze, avendo tempo a disposizione e niente da perdere, aumentano a vista d'occhio. Una delle motivazioni dell'introduzione del welfare state, dopo la seconda guerra mondiale, risiedeva nella volontà di evitare che si potesse attivare nuovamente la "miccia sociale" della disoccupazione molto elevata, capace di far riempire le piazze con persone disperate e pronte a tutto, ricattabili e strumentalizzabili.

In tutto questo, siate onesti, se foste alla guida di un governo così nel pieno della tempesta, la tentazione di scendere dal cavallo, additare un colpevole (Fini) e scegliere un comodo governo tecnico di cui non prendersi la responsabilità non sarebbe alta?

Nessun commento: