mercoledì 21 luglio 2010

La politica come professione?

Ho notato uno spartiacque invisibile eppure concreto tra chi - militante volontario a tratti sfigato e senza tempo libero - si occupa di politica per passione e chi lo fa, quasi dalla nascita, avendola scelta come professione.

Uno spartiacque talmente profondo da pesare seriamente nel giudizio inconsapevole che affibbio alle persone - variegate e varie - con cui entro in contatto in questi giorni di resistenza. Bocciate subito, dentro di me, quando scopro che di professione fanno i politici.

Non me ne abbiate. E' proprio l'impostazione dei rapporti ad essere profondamente diversa: quando ti sei confrontato con certi ritmi, certi squali, certi rigori delle attività professionali dove ti pagano solo se raggiungi obiettivi concreti e misurabili, il tuo modo di valorizzare anche il minuto e renderlo "utile" (non necessariamente sul piano dei soldi) si estende a qualunque cosa tu faccia.

Tempo diventa un bene, che decidi come spendere. Con la famiglia, con gli amici, nell'attività sportiva o in quella politica. Con passione e rispetto.

Non tutti riescono a mettere nella professione politica il medesimo misurato impegno, che viene richiesto a manager di aziende o a professionisti e consulenti (eppure se ci pensiamo un consigliere comunale non è molto diverso da un consulente o professionista o manager che si deve occupare dell'interesse e degli interessi di una città).
Forse perchè i risultati vengono misurati nei termini di "quanti voti hai preso" e non di "quanto bene hai fatto al Paese",cosa che porta spesso, soprattutto i più giovani, ad agire per accattivarsi consenso, prima ancora che per acquisire capacità e competenze nella gestione e nella organizzazione finalizzata ad obiettivi da raggiungere.
Già, obiettivi da raggiungere. Ultimamente ne vedo pochi. Sembra difficile nel Lazio, per qualcuno, perfino organizzare una assemblea dove scegliere un nuovo segretario regionale. E' disperante vedere la capacità di tanti che operano con passione in politica, magari togliendo tempo a famiglia e amici, scontrarsi pesantemente sul muro dei professionisti della politica che solo quello devono fare e non riescono a capire l'importanza che una decisione strategica arrivi a luglio, piuttosto che in autunno inoltrato.

Il segnale di capacità, coerenza e risposta tempestiva, pur così indispensabile per qualunque manager voglia mantenersi il posto di lavoro, sembra del tutto assente nei nostri corridori politici.

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