mercoledì 7 ottobre 2009

Un anno di Alemanno/ 3

Ed ecco cosa succede a settembre 2008.

Il 30 settembre 2008 il comune annuncia tagli e imposte più alte. Aumenti per l' Ici di seconde e terze case, soprattutto se non affittate; tagli per i circa 14 mila precari che lavorano per il Comune; ritocchi alla Cosap (occupazione suolo pubblico) e Cip (l' ex imposta sulla pubblicità) con un sistema tariffario differenziato per zone territoriali. Il sindaco ha presentato i conti e la manovra del Piano di rientro. E' una tabella di marcia che imporrà lacrime e sangue perché, agli 8,6 miliardi da ripianare grazie all' aiuto del governo e alla riforma sul federalismo fiscale, «si aggiunge uno squilibrio nel bilancio annuale di circa 200 milioni». Una tendenza, quella delle uscite che superano le entrate, da correggere subito: «Dobbiamo tagliare la spesa ed aumentare le entrate per almeno 200 milioni» dice il sindaco. Il Pd: «Il buco non c' è, è un bluff che finalmente abbiamo smontato e che lo stesso Alemanno ha ormai negato». Non pronuncia mai la parola «buco di bilancio» il sindaco Alemanno. Illustrando in aula Giulio Cesare il Piano di rientro confezionato dai tre sub-commissari guidati dall' assessore Ezio Castiglione invita piuttosto a deporre le armi delle «polemiche inutili e irresponsabili». Toni pacati, distanti anni luce da quelli utilizzati non più tardi di tre mesi fa, quando lanciava «l' allarme sui conti fuori controllo», parlava di «dati occultati», accusava la giunta Veltroni di aver fatto «il gioco delle tre carte». E invece, pur ammettendo di essere di fronte a «cifre incontestabili e pesanti», preferisce guardare oltre, parlare di futuro, suggerire le ricette per «liberare la città di Roma da un debito accumulato in quasi trent' anni»
Il programma ? Una rigorosa politica di contenimento della spesa, da applicare su più fronti
1. Quelle per beni e servizi verranno ridotte centralizzando gli acquisti e dimezzando le società partecipate di primo e secondo livello.
2. Il personale subirà un progressivo ridimensionamento attraverso «il rallentamento del turn-over» e «la revisione del piano assunzionale che è troppo ambizioso» incalza il sindaco. «I dipendenti comunali sono 27mila, quelli delle aziende e delle municipalizzate 34mila, in totale più di 60mila persone. Noi non vogliamo licenziare nessuno», precisa, «ma non possiamo permetterci di andare oltre questo numero». Tradotto: «I precari che dovevano essere stabilizzati sono 1.400» ricorda Alemanno, difficile che possano conquistare un posto fisso.
3. Terzo capitolo: la lotta all' evasione e il rafforzamento della riscossione, soprattutto della Tari, sistematicamente elusa dalle utenze non domestiche, e delle imposte su affissioni e pubblicità. Senza dimenticare quanto promesso in campagna elettorale: nel piano di rientro si legge infatti che si provvederà ad «aumentare l' Ici sulle seconde e terze case, in particolare quelle non affittate».

Si parla di 8,6 miliardi di disavanzo complessivo, composto da 1,8 miliardi di debiti fuori bilancio e un debito in ammortamento, «già conosciuto», di 6,9 miliardi. Frutto, secondo Alemanno, del fatto che «il Comune di Roma ha avuto finora un tenore di vita superiore alle proprie possibilità». Finendo in rosso anche per colpa dei mancati trasferimenti da parte della Regione Lazio (ma quindi una parte di questi 6,9 miliardi sono soldi che la Regione non ha versato al Comune mentre questo li ha anticipati per spese????)- rileva il sindaco - su cui pesa il contenzioso con il governo per il deficit della Sanità. Motivo per cui «ci associamo ufficialmente alla richiesta di ottenere lo sblocco delle risorse il più presto possibile».

Un sospiro di sollievo lo tira Castiglione, ancora assessore al bilancio per quel periodo, quando il 5 dicembre 2008 Il presidente del consiglio firma il Dpcm con il quale si approva il piano di rientro presentato dal commissario straordinario di governo Gianni Alemanno.
Il debito complessivo oggetto del piano è pari a 9,6 miliardi di euro. Per far fronte a tale debito il commissario Alemanno potrà far ricorso al contributo ordinario di 500 milioni che saranno erogati da Palazzo Chigi a decorrere dal 2009 quale anticipo dei futuri finanziamenti di Roma capitale». Significa che dal 2009 Roma riceverà per sempre 500 milioni all' anno. Si tratta di un aumento di stanziamento e, quindi, di un contributo permanente per l' esercizio delle funzioni di capitale. Una volta esaurito il piano di rientro, i 500 milioni rientreranno nel bilancio ordinario del Comune.
Ma la strada è lunga visto che “nel piano di rientro sono compresi i 6,9 miliardi di debito in ammortamento, relativo cioè a linee di credito utilizzate al 31.12.2007, che prevedevano il pagamento di rate fino al 2048. (ma quindi i 6,9 miliardi di debito erano in realtà una previsione di rimborso di rate??? Come se io, che devo ancora pagare xxxmila euro alla banca per il mutuo oggi dichiarassi di avere un “deficit” di xxxmila euro??) Ai quali vanno aggiunti altri 2,7 miliardi per debiti fuori bilancio, ricapitalizzazioni di società, ricostituzione dei fondi vincolati, prestazioni per le quali non erano previste coperture” spiega Castiglione.
La nuova sorpresa è che «Nel mese di ottobre, procedendo alla separazione dei bilanci, è stata riscontrata un' ulteriore scopertura di quasi un miliardo, appunto, dovuta a residui passivi di parte capitale per i quali non sono stati riscontrati i corrispondenti residui attivi».

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