Ho ascoltato in modo piuttosto fortuito su radio parlamento l'intervento di Marco Causi di oggi. Illuminante ed efficace, riguardava tre punti fondamentali, che cercherò di trasferire in questa nota, ma invito tutti a farsi una propria idea ascoltando l'intervento in originale non appena sarà reso disponibile sul sito della Camera.
1) la enorme disparità tra il trattamento fiscale dei poveri mortali e quello, per esempio, di coloro che hanno usufruito dello scudo fiscale. Ho compreso dalle dichiarazioni di Causi che il "redditometro" previsto da questa manovra, utile strumento di verifica e controllo antievasione, non verrà utilizzato per accertare il patrimonio dei 250.000 (se non erro) evasori che hanno fatto rientrare i fondi dall'estero pagando l'inezia del 5% anzichè il dovuto 40% (già tra le due percentuali si sarebbe potuto trovare una via di mezzo più consona ad un paese civile, ma tant'è).
2) il grosso problema dell'aumento incontrollato di tariffe e prezzi dei servizi "pubblici" o comunque che dovrebbero essere normati dallo Stato, vedi tariffe dell'acqua, del servizio nettezza urbana, dei traspotrti ferroviari o dei servizi postali. L'inflazione media dei prezzi al consumo secondo l'Istat sembra attestata intorno al 1,50 % (correggetemi se sbaglio) mentre dette tariffe, che non sono state assoggettate ad alcun controllo centralizzato da parte dello Stato, pur essendone competenza, hanno avuto un aumento medio intorno al 6%. Niente male eh? Un preciso emendamento di Causi chiede che dopo l'articolo 43, aggiungere il seguente:
"- 1. Fino al 31 dicembre 2011, gli aumenti delle tariffe, dei prezzi regolamentati, dei prezzi nei settori sottoposti ai regimi di concessione o autorizzazione, dei canoni per alloggi ad uso sociale compresi quelli degli enti privatizzati, non possono superare il tasso di inflazione programmata.
- 2. Al fine di monitorare, valutare ed intervenire su eventuali aumenti è istituita nella Direzione generale per il mercato, la concorrenza, il consumatore, la sorveglianza e la normativa tecnica, del Ministero dello sviluppo economico una Consulta per il controllo dei prezzi e delle tariffe di cui al comma 1.
- 3. Della consulta di cui al comma 2 fanno parte il Ministro dello sviluppo economico o un suo rappresentante, il Garante per la sorveglianza dei prezzi, e, a seconda di specifiche esigenze, i Ministri competenti per materia, i rappresentanti delle regioni e degli enti locali, dell'Autorità per l'energia elettrica e il gas, dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
- 4. Qualora si verifichino aumenti delle tariffe e dei prezzi di cui al comma 1 superiori al tasso di inflazione programmata, gli enti o le imprese responsabili di tali aumenti inviano alla Consulta di cui al comma 2 una relazione esplicativa delle ragioni degli aumenti medesimi. La Consulta apre un'istruttoria entro dieci giorni dalla ricezione e, nel caso in cui sia ravvisata un'infrazione alla disciplina recata dal comma 1, dispone l'applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria fino al dieci per cento del fatturato realizzato in ciascuna impresa o ente nell'ultimo esercizio chiuso anteriormente alla notificazione del provvedimento di infrazione, determinando i termini entro i quali l'impresa o l'ente devono procedere al pagamento della sanzione.
- 5. Le risorse provenienti dalle sanzioni di cui al comma 4 confluiscono in un fondo per la tutela dei consumatori e delle fasce sociali più deboli istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze. I Ministri dello sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, entro il 30 giugno 2011 inviano alle competenti commissioni parlamentari, che esprimono un parere entro sessanta giorni dalla data di ricezione, una relazione dettagliata sull'attività della Consulta e uno schema di decreto interministeriale concernente la ripartizione del fondo da destinare a iniziative a vantaggio dei consumatori e delle fasce sociali più deboli."
In tutto questo il Misitero per lo Sviluppo Economico che dovrebbe assicurare, tra l'altro, che dette tariffe non siano allo sbando, è vacante da settimane.
3) l'incopmprensibile (ma neanche tanto) e dispendiosa decisione di non procedere, per la concessione dei canali digitali, ad asta pubblica come per esempio successo in Germania. Un asta per assegnare le frequenze digitali potrebbe fruttare allo Stato oltre 3 miliardi - dei 25 che la manovra si propone di trovare - come è successo in Germania dove di miliardi ne hanno recuperati oltre 4.
Insomma, se non venissero fatte concessioni incomprensibili ed ingiustificate a lobbies varie - dai grandi industriali a finire agli allevatori (quote latte) probabilmente le lacrime ed il sangue da versare sarebbe molto, molto inferiore.
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